TEXTE ORIGINAL
Sono
bastati due minuti a Françoise Hardy per diventare celebre. La notte
del 18 novembre scorso, venti milioni di francesi seguivano alla
televisione i risultati dell'ultimo referendum indetto da De Gaulle. Tra
un comunicato e l'altro si affacciavano sul teleschermi cantanti,
animatori, piccole stelline del music-hall. Erano le due quando comparve
la ragazzina dal capelli lisci, gli occhi a mandorla, una voce profonda
e a tratti persino rauca : un passaggio rapidissimo, come tanti, un
nome neppure facile da ricordare. Ed è davvero sorprendente che
l'indomani sera in nessun negozio di Parigi fosse rimasto un disco di
Françoise Hardy : cinquantamila esemplari venduti nel giro di poche ore.
"Se
De Gaulle non avesse sciolto la Camera e Indetto nuove elezioni per una
domenica di metà novembre", dice Françoise Hardy, "nessuno oggi
conoscerebbe il mio nome". La considerazione è più maliziosa di quanto
possa sembrare : c'è una punta polemica verso gli editori di canzoni che
l'hanno tenuta tanto tempo nel mazzo delle stelline senza avvenire,
verso gli impresari che la liquidavano con qualche buona parola dopo la
prima audizione.
Erano più di due anni infatti che Françoise
tentava di insinuarsi nelle anticamere dove si costruiscono I successi
facili e si impongono le carriere folgoranti. "Perché", mi spiega, "se è
vero che sono arrivata alla notorietà per caso, non è meno vero che
puntavo al successo con tutte le mie forze. E scandaloso ammetterlo ?".
Françoise
mosse i primi passi nel mondo della musica leggera con una chitarra
sottobraccio. La futura cantante era un'adolescente malinconica, dal
carattere chiuso, che preferiva I libri alla compagnia chiassosa e al
parties del coetanei. I suoi genitori si erano separati da tempo e
Françoise viveva con la madre e la sorella. Tuttavia era rimasta in
rapporti molto affettuosi col padre. E il giorno i cui suo padre le
chiese che cosa desiderasse in dono per aver superato brillantemente gli
esami liceali, chiese e ottenne una chitarra.
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